La coscienza delle parole by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2017-11-21T16:00:00+00:00

Ogni vita è ridicola, purché la si conosca piuttosto bene. Ma non appena la si conosce ancor meglio, diventa seria e atroce. Quando Kafka ritornò a Praga, si accinse a un’impresa che può essere considerata sia in un modo sia nell’altro. L’immagine che aveva di Felice prima di Marienbad gli era insopportabile ed egli si assunse ora l’erculeo compito di modificarla. Già da molto tempo, dall’epoca di Bodenbach, vedeva Felice in una luce spietata, e fin da allora le aveva detto senza alcuna remora le cose che di lei lo tormentavano di più. Ma lo aveva fatto sporadicamente e senza speranza, poiché non aveva in mente nulla da proporle in vista di un suo mutamento. A Marienbad il discorso cadde un giorno sulla Casa del Popolo ebraica di Berlino dove ci si prendeva cura dei profughi ebrei e dei loro figli, e Felice, di sua iniziativa, manifestò il desiderio di lavorarvi nelle ore di libertà Lui gliene aveva parlato senza particolari intenzioni o aspettative, e dunque si rallegrò quando lei «in tutta libertà. intese così bene lo spirito della Casa». Da questo momento in poi, Kafka cominciò a nutrire delle speranze riguardo a Felice e, con la testardaggine che in lui prendeva il posto dell’energia, in ognuna delle lettere che le mandò a Berlino la esortò a realizzare il piano da lei stessa concepito di prendere contatto con la Casa del Popolo. Per tre o quattro mesi, fino all’inizio di novembre, egli le scrisse quasi ogni giorno, e l’argomento di gran lunga più importante delle sue lettere, benché non l’unico, era la Casa del Popolo.

Felice prese esitando le sue informazioni, temeva che solo agli studenti sarebbe stato concesso di prestare la loro opera alla Casa del Popolo. Lui nel risponderle disse che non capiva come le fosse venuta in mente una simile idea. «Com’è naturale, l’iniziativa è stata presa ed è guidata tuttora da studenti e studentesse, che sono in media gli esseri umani più altruisti, più determinati, più sensibili, più esigenti, più entusiasti, più indipendenti e più lungimiranti, ma qualsiasi altra persona può parteciparvi». (Difficilmente troveremo ancora in Kafka tanti superlativi riuniti insieme). Le spiegò poi che mettersi a disposizione di quella Casa del Popolo era infinitamente più importante del teatro, del poeta Klabund e di Dio sa cos’altro. Che era del resto una cosa che sarebbe servita moltissimo anche a lei. Non per offrire aiuto si andava in quel luogo, ma per cercarne, e da quel tipo di lavoro c’era da trarre più miele che da tutti i fiori dei boschi di Marienbad – insomma, era veramente curioso di aver notizie sulla sua partecipazione all’attività della Casa. Quanto al sionismo, che lei diceva di non conoscere abbastanza, non doveva preoccuparsi. Nella Casa del Popolo, sarebbero state mobilitate e sollecitate altre forze che a lui stavano molto, ma molto più a cuore.

A Marienbad Kafka aveva letto un libro sulla vita della contessa Zinzendorf, donna della quale ammirava il carattere e l’«opera quasi sovrumana» svolta alla guida della colonia «Herrnhüter Brüderkirche».

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